Nuovo meccanismo e nuovo farmaco per la malattia di Alzheimer

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 09 dicembre 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La malattia di Alzheimer, i cui contrassegni istopatologici rimangono le placche amiloidi e la degenerazione neurofibrillare fin dalla prima descrizione di Alois Alzheimer, corrisponde a una diagnosi cui afferiscono entità eziopatogenetiche differenti con elementi comuni nella patologia e nella clinica; questo contribuisce a spiegare il motivo per cui oltre un secolo di studi non ha ancora ottenuto una conoscenza esaustiva della neuropatologia e non è ancora approdato a una terapia in grado di arrestare il processo degenerativo.

Le terapie concepite per la riduzione della β-amiloide, uno degli approcci terapeutici più seguiti in tutto il mondo, nonostante le grandi aspettative nutrite per ciascun farmaco al termine della sperimentazione clinica, si sono rivelate molto deludenti: si registra un rallentamento del declino cognitivo solo in una piccola percentuale di pazienti trattati.

Un nuovo studio, condotto da Xian Chen e colleghi, ha individuato un nuovo meccanismo molecolare e una nuova possibile terapia.

(Chen X. et al., Novel brain-penetrant inhibitor of G9a methylase blocks Alzheimer’s disease proteopathology for precision medication. Research Square preprint[1]  doi: 10.21203/rs.3rs-2743792/v1, 2023).

La provenienza degli autori è prevalentemente la seguente: Department of Histology and Embryology, Chongqing Key Laboratory of Neurobiology, Third Military Medical University, Chongqing (Cina); Mount Sinai Center for Therapeutics Discovery, Department Pharmacological Sciences, Oncological Sciences and Neuroscience, Tisch Cancer Institute, Ichan School of Medicine at Mount Sinai, New York (USA).

Gli autori dello studio riportano un nuovo meccanismo nella patogenesi della malattia di Alzheimer, in cui l’istone metiltransferasi G9a regola in modo non canonico la traduzione di un proteoma ippocampale che definisce la natura proteopatica della malattia.

Xian Chen e colleghi hanno sviluppato un nuovo inibitore della G9a in grado di attraversare la barriera emato-encefalica (BEE), denominato MS1262, il quale sembra riuscire, dopo aver superato la BEE ed essere entrato nel cervello, a bloccare il meccanismo proteopatologico regolato dalla G9a. Il trattamento intermittente con MS1262 di vari modelli sperimentali murini della patologia alzheimeriana, coerentemente con quanto ipotizzato dai ricercatori, ristabiliva nei topi le funzioni cognitive e non cognitive ai livelli fisiologici.

La comparazione delle analisi proteomiche/fosfoproteomiche dei topi alzheimeriani trattati con MS1262 con i dati ottenuti da pazienti affetti dalla demenza neurodegenerativa ha consentito di individuare numerose vie cerebrali patologiche che elaborano β-amiloide e aggregati neurofibrillari, così come determinano coagulazione ematica; si è rilevato che i biomarker dello stadio iniziale della malattia di Alzheimer, come SMOC1, sono interessati dal trattamento con MS1262.

Non è di secondaria importanza rilevare che il trattamento con MS1262 possa ridurre o evitare il rischio della formazione di trombi ematici per sanguinamento cerebrale o in caso di ictus emorragico. La conservazione funzionale topo-uomo di proteopatologia alzheimeriana G9a-tradotta suggerisce che i globali e multiformi effetti di MS1262 nel topo potrebbero estendersi a ridurre tutti i sintomi presentati dalle persone affette, dalla demenza neurodegenerativa più grave e diffusa al mondo, con minimi effetti collaterali.

Al termine dello studio, per i cui dettagli si invita alla lettura integrale del testo dell’articolo originale, gli autori osservano che i biomarkers derivati dal meccanismo da loro individuato possono essere adottati per diagnosi specifiche di stadio della malattia e contribuire alla definizione degli effetti individuali della terapia farmacologica.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-09 dicembre 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Lo studio non è stato ancora sottoposto a peer-review, ma la sua correttezza metodologica è stata da noi verificata; tuttavia, se in corso di revisione emergeranno errori, ci faremo carico di comunicarlo tempestivamente ai nostri lettori.